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Io sono un campione: quando la storia di un atleta diventa un film



Annacaterina Scarpetta 
Le storie più belle e significative a volte diventano film, girati per ricordare ed esaltare la vita di personalità che hanno condotto un’esistenza lontana, per differenti motivi, dall’ordinario.

Personaggi straordinari che hanno ispirato le pellicole migliori, tra questi Frank Machin, ex minatore divenuto un grande giocatore di rugby, interpretato da Richard Harnis nel film degli anni sessanta Io sono un campione.

Oltre al successo conseguito e alle vittorie collezionate da Frank, il regista Lindsay Anderson volle evidenziare anche il carattere inquieto del giocatore, ulteriormente incupito da tristi vicende della sua vita privata.


Nemmeno l’amore riuscì a risollevare le sorti dell’atleta. I continui rifiuti della sua amata, sofferente per la sua passata storia d’amore che l’aveva resa gelida nei confronti degli altri uomini, portarono Frank a compiere gesti violenti e iracondi. Inizia così il declino del giocatore, non solo in ambito personale ma anche sul campo di gioco.

Gli entusiasmanti risultati, il talento scoperto, le soddisfazioni economiche non riuscirono a colmare il vuoto che l’ex minatore avvertiva sempre con maggiore preoccupazione e ansia.

L’incomunicabilità, la rabbia e l’illusione presenti in Io sono un campione impressionarono positivamente il pubblico grazie alle straordinarie interpretazioni degli attori Richard Harris e Rachel Roberts che ricevettero anche numerosi riconoscimenti.

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