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Falchi Caserta baseball, l'architetto Galleri. "Non lasciate morire lo stadio San Clemente"

CASERTA - In quel campo si è sudato, gioito, talvolta pianto. A Caserta non mollano: il baseball deve sopravvivere. E ad unirsi al coro degli addetti ai lavori, arriva anche Antonio Galleri, architetto e vero artefice del piccolo miracolo del San Clemente. In esclusiva per il mensile di cultura e sport "L’Atleta".

Ha posto la prima pietra sul diamante di San Clemente, elemento di fondamentale importanza per tutto il movimento del batti&corri nazionale. Uno stadio così non è per tutti, eppure Caserta l’ha lasciato morire. Qual è il suo pensiero a riguardo?
"Per tutto ciò che rappresenta un impianto sportivo, per la sua alta funzione sociale, per tutti i giovani di oggi e di domani lo Stadio del Baseball di S.Clemente, qualunque stadio, non deve essere lasciato morire.  - dice l'architetto Galleri - A chi ha responsabilità per la collettività dobbiamo chiedere a gran voce di trovare il modo e le risorse perché gli impianti sportivi aumentino, siano curati e non abbandonati e lasciati andare in rovina". 



Il diamante può essere considerato a tutti gli effetti un patrimonio della città?
"Nel 1990, dopo anni di petizioni, il Comune di Caserta costruì finalmente lo Stadio del Baseball nella frazione di S.Clemente. Questo col campo da gioco per tornei internazionali, la tribuna coperta per 1300 spettatori, le otto torri faro per le gare in notturna, la sala stampa,la piccola palestra, i servizi per gli atleti e gli spettatori ed il posto ristoro coperto fu considerato dalla stampa sportiva, che lo frequentò in occasione dei campionati Europei del 1991, il miglior stadio di baseball dell'Italia centrale e meridionale. Su questo impianto il Caserta Baseball Club ha giocato, oltre la serie minori, ben nove campionati di A1, una semifinale scudetto, 5 campionati di A2, 6 di serie B e 6 di C. Fin dall'inizio è stata attiva la scuola di baseball giovanile ed i relativi campionati. nel 2005 è stata ospitata la Final Four di Coppa Italia di A1 e nel 2011 la fase finale della Coppa dei Campioni di Softball. L'impianto costò, a suo tempo, oltre 1 miliardo di vecchie Lire, un importante impegno economico per la Città che il Caserta Baseball Club e tutto il movimento del batti&corri casertano ha sempre cercato di onorare e valorizzare".

Secondo lei, il baseball casertano è davvero finito? Il campo può diventare l’emblema di un movimento che non ha apparentemente più nulla da offrire?
"Nelle società più progredite e a più alto senso sociale l’educazione e l’attività sportiva sono assunte dalla collettività. Oltre al cercare di far crescere i giovani sani e robusti, sanno bene che la disciplina sportiva educa un giovane nel periodo della crescita all’autocontrollo, al metodo, alla cura della salute. In un mondo così esposto ai pericoli ed ai tentativi continui di corrompere le giovani vite tutto ciò che propone una vita sana e serena deve essere tenuto nel massimo grado di considerazione".

Se vestisse i panni del Presidente Rotili, quale sarebbe la sua reazione in merito alla sconcertante situazione? Si aspettava che il “suo stadio” sarebbe stato sull’orlo della chiusura?
"Mimmo Rotili è una persona benemerita per questa città.

Lo Stadio del Baseball di S. Clemente versa oggi in condizioni pietose. La mancata manutenzione dell’impianto, della potatura delle piante, della pulizie delle erbe infestanti, le continue ruberie ed i vandalismi stanno riducendo un impianto bello allo stato di rudere, il fantasma di se stesso. Ai cittadini casertani, privati e politici, che chiedono con forza gli impianti sportivi nell’area Macrico suggerisco di visitare lo stadio di S.Clemente e di domandarsi se è lecito lasciarlo morire".

Cristiano Corbo

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