Annacaterina Scarpetta
Si è
conclusa ieri sera la fiction andata in onda su Raiuno: Pietro Mennea- La
freccia del sud. Una delle storie più commuoventi ed apprezzate dagli
appassionati di atletica, il racconto della vita di un campione italiano,
vincitore di una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca del 1980.
E’ toccato a Michele Riondino calarsi
nei panni dell’amato sportivo di cui, nel corso di due serate, vengono
ripercorsi i successi e le difficoltà.
Una vita
sempre di corsa, appunto. Inizialmente il piccolo Pietro corre per aiutare il
padre Salvatore, fin quando non viene notato dall’Avis Barletta
che decide di farlo partecipare alle sue gare. Poi l’incontro con Carlo
Vittori, tecnico federale italiano, che gli propone di allenarsi con lui
alla Scuola Nazionale di Atletica "Bruno Zauli". Un’occasione d’oro che si
scontra, però, con le perplessità di una madre che non riesce a vedere nello
sport la concretezza di una professione necessaria per tirare avanti.
Ma Pietro insiste e va
ad allenarsi duramente, fino a raggiungere nel 1971 il record italiano sui 200
piani.
Monaco '72 lo vede
terzo classificato ma il giovane campione non è contento. E’ un periodo buio
tra la crisi con la sua ragazza, Carlotta,
e l'attacco di un gruppo di terroristi di Settembre nero, che uccidono undici
atleti israeliani.
Sarà grazie all'aiuto
di Vittori che Mennea ritroverà la fiducia in se stesso conquistando il primo
posto a Nizza, nel 1975.
Galeotta sarà,
successivamente, l’iscrizione all'Università, dove conoscerà Manuela, colei
che diventerà sua moglie. Il film-tv segue anche lo scontro tra Vittori con la
Fidal ed il funzionario Masi,
che lo porterà ad allontanarsi da Pietro, che scoprirà la verità solo durante
un incontro con il giornalista Gianni Minà fino alle Olimpiadi di Mosca, quando
l'Italia aderisce al boicottaggi della manifestazione sportiva a causa
dell'invasione sovietica dell'Afghanistan, permettendo solo agli atleti non
appartenenti a corpi militari di partecipare: in questo modo, Pietro vincerà la
medaglia d’oro realizzando il suo sogno.
Un film che si
conclude con un successo non più grande però di quello che l’atleta raggiunge nella
sua vita relativamente ai valori di correttezza e lealtà che non verranno mai
accantonati e traditi.
Una storia che ha riportato alla mente di coloro che hanno assistito ai
successi di Pietro Mennea la bellezza e l’importanza dell’etica e del rispetto nell’ambito
dello sport che dovrebbe portare alla luce esclusivamente autori di eroiche imprese
conquistate grazie al talento e al sudore e non a squallidi stratagemmi e
vergognose scorciatoie.
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